Il sessismo nella lingua italiana by AA.VV

Il sessismo nella lingua italiana by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Blonk
pubblicato: 2020-11-14T23:00:00+00:00


4. Riflessioni conclusive

Mi torna spesso in mente, quando penso al neutro del linguaggio giuridico, il titolo di un’opera di Sartre: L’universale singolare (sartre 1980). È una sinapsi legata alle parole, non ai contenuti del testo, eppure, mi aiuta a fare ordine tra i miei pensieri: il neutro è stato costruito dagli uomini come la pretesa di un singolare che includesse, fagocitasse tutte le persone, tutte le identità, tutti i corpi.

Il mito del neutro ha completamente frodato il tentativo, costruito dalle donne, di rappresentare anche i ruoli femminili e la differenza con quelli maschili.

Ecco perché ci confrontiamo con codici e leggi che non contemplano i corpi del sesso femminile, se non in rare occasioni, in cui si deve contemplare la sfera della riproduzione (penso soprattutto alle leggi sulle “donne lavoratrici”). Ecco perché i ruoli di chi fa e usufruisce del diritto sono declinati, comunque, al maschile, falso neutro.

L’operazione di recupero del diritto –a questo punto – è ri-significare il diritto, attraverso il linguaggio.

Io riconosco il diritto, lo concepisco come uno dei possibili e tanti canali per realizzare un cambiamento: il diritto è un costante work in progress che non arriverà mai ad un perfezionamento.

E allora, posso inserirmi, proponendo di partire dalla lingua per innescare la miccia del cambiamento nella direzione della sessuazione di tutti e tutte: ritorno al libro sopra citato de L’universale singolare e propongo un particolare plurale, il suo opposto, che registra il fallimento e la chimera del primo e ispira una relazione duale, un confronto dialettico, un confronto di cui le donne non hanno il timore del confronto, né verso le altre donne (lo speculum di Irigaray) né verso l’altro sesso (mi piace sempre pensare che noi non abbiamo un corrispettivo – salvo qualche neologismo – di misoginia).

Per concludere, chiedo ancora in prestito alla letteratura la narrazione rivisitata di un noto mito (cavarero 2014):



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